Bagnoregio
Balneum Regis, sul filo della memoria storica si risale al VI secolo per avere notizie certe di questo centro, sede episcopale italiana.
Ma nel nome si tramanda una leggenda: la guarigione del Re longobardo Desiderio che curò le sue ferite grazie alle particolari proprietà terapeutiche delle acque termali che scaturirono dalla città.
Attraverso i secoli, nei cambiamenti, Bagnoregio, allungata su uno sperone tufaceo tra i due profondi solchi del Rio Chiaro e del Rio Torbido, mantiente la sua fisionomia, in cui storia e paesaggio si fondono in un’unica dimensione estetica.
Balneum Regis dopo la caduta dell’Impero Romano passò sotto il dominio dei Goti, poi dei Longobardi e con la conquista franca, fu conferito al papato ed in seguito diventò feudo dei conti Monaldeschi.
Nel XII secolo diventa libero Comune.
Solo nel 1922 si ripristina il nome originario Bagnoregio, precedentemente volgarizzato in Bagnorea.
Il personaggio più rappresentativo legato a questa terra è S. Bonaventura (1217-1274) che nel 1243 entra nell’Ordine Francescano; filosofo e teologo fu definito “l’oratore più efficace dei suoi tempi” e uno dei maggiori esponenti del misticismo medievale.
Palazzo-Comunale sul bordo orientale del Belvedere di Bagnoregio, dove era il Convento Francescano, si trova una grotta scavata nel tufo dove, secondo la tradizione, il Santo si ritirava in preghiera.
Fin dalla preistoria la natura dolce e rigogliosa che circonda Bagnoregio è stata ritenuta un ambiente ideale per dare vita a villaggi e centri religiosi e sviluppare la vocazione del territorio che ancora oggi è di vitale importanza: l’agricoltura.
Lo spendido bosco di querce di P.za S.Agostino Carbonara, patria dei funghi porcini ed i rigogliosi castagneti testimoniano questa vocazione.
Proprio dai contrasti paesaggistici trae spunto e energia per la sua arte narrativa un altro celebre personaggio bagnorese: Bonaventura Tecchi (1896 – 1968).
Insigne germanista, saggista e scrittore, vince con il suo romanzo Civita-di-Bagnoregio “Gli egoisti” (1959) il premio “Bancarella”.
La particolarità del territorio che comprende il borgo di Civita, da Bonaventura Tecchi definita “la città che muore” per la sua ubicazione in cima ad una rupe tufacea che si sta lentamente sgretolando, ha ispirato molti registi famosi per ambientarvi films popolarissimi quali “La strada” di Federico Fellini e “I due colonnelli”.
Bagnoregio vanta anche monumenti di rilievo quali la rinascimentale Porta Albana attribuita all’Architetto Ippolito Scalza, il Tempietto di S. Bonaventura e la Cattedrale di S. Nicola nella quale si conserva una Bibbia del XII secolo, forse appartenuta a S. Bonaventura, e una teca argentea in cui si conservano le reliquie del Santo.